lunedì 11 giugno 2012

venerdì 11 febbraio 2011

SGUARDO DI VENERE - poesia

Sguardo di Venere,

la tua bocca socchiusa,
affamata di passione,
ebbra d’amore,
ti cingo e ti accarezzo
e assaporo la tua pelle
languida e fremente
come una corda di violino
che sussurra sospiri d’amore
in una notte d’unione d’essenze
dove io mi perdo in te,
bianco deserto di pace e santità,
lontano dal blaterare inconsistente

della gente che senza vita
scorre sotto la finestra.

giovedì 10 febbraio 2011

LA CADUTA - Gli ultimi giorni di Hitler

La caduta, film del 2004 diretto dal tedesco Oliver Hirschbiegel, racconta gli ultimi dodici giorni di vita di Adolf Hitler, dell’uomo diventato il simbolo del male assoluto.


Con lucido equilibrio, senza sfociare in una retorica scontata che avrebbe compromesso il valore della pellicola, il regista ha evidenziato il declino di un uomo considerato da molti tedeschi dell’epoca alla stregua di una semi divinità e, come tale, osannata e degna di fede. Hirschbiegel ha sottolineato la follia, il delirio di onnipotenza e il disprezzo per la vita in se stessa del Führer. Di un uomo che fino all’ultimo, anche quando la sconfitta era ormai palese e inevitabile, non ha esitato a sacrificare uomini, donne e bambini in nome di un “ismo” che mai sarebbe dovuto comparire sulla faccia della terra.

Il film offre un ritratto a tutto tondo del dittatore, ponendo l’accento sulle ossessioni, le idee malsane e frutto di una conoscenza lacunosa e di parte, idee poste a fondamento di un dorato castello di paranoia propugnato come verità universale a un popolo uscito sconfitto e umiliato dalla prima Guerra Mondiale.

Con un Bruno Ganz (Il cielo sopra Berlino, The Manchurian Candidate) straordinario nella parte di Hitler, Hirschbiegel è riuscito a far emergere gli aspetti del dittatore che ne mettono in mostra l’umanità. Umanità da intendersi come appartenenza alla specie umana. Ed è proprio questo il punto di forza del film: la seconda Guerra Mondiale, una tragedia che ha causato circa 61 milioni di morti, non è stata scatenata da un essere eccezionale e fuori dal consueto scorrere della quotidianità, bensì da un individuo comune, mediocre, con un passato fatto di insuccessi e delusioni. Un uomo che, nel contesto storico e sociale adatto, è stato capace di compiere atti mostruosi.

Grazie a La caduta è possibile comprendere concretamente quella “banalità del male” di cui ha parlato Hannah Arendt. Un male qualunquista, intercambiabile, dal volto dei tanti grigi burocrati che hanno lavorato nel Terzo Reich, o dal viso di un caporale austriaco che ha messo a ferro e fuoco il mondo con il suo odio e disprezzo per l’umanità.

Voto: Ottimo

Visioni e letture consigliate: per chi ha apprezzato il film e volesse approfondire l’argomento, consiglio la visione de Il giovane Hitler, interpretato da Robert Carlyle, film in due episodi che racconta la giovinezza del futuro dittatore, dal tentativo infruttuoso di entrare all’Accademia delle Belle Arti, fino allo scoppio della Grande Guerra e il successivo impegno politico.

Per quanto riguarda le letture, due sono i libri da leggere: Hitler, di Giuseppe Genna, e La banalità del male, della già citata Hannah Arendt.

lunedì 17 gennaio 2011

30 GIORNI DI BUIO II - Recensione

Ci sono film dei quali il seguito non dovrebbe essere mai girato, neppure se il finale lascia intendere possibili evoluzioni e/o nuovi capitoli. Questo è quanto sarebbe dovuto succedere per 30 giorni di buio, piccolo gioiello vampiresco venuto alla luce in un momento in cui i vampiri sono diventati vittime di tediosi cliché romantici che hanno fatto perdere spessore a una della “bestie” notturne più care al mondo horror.

30 giorni di buio II è un film che lascia poco, che alla fine fa cadere l’occhio sull’orologio, lasciando lo sfortunato spettatore amareggiato per aver sprecato 90 minuti della propria vita.
La storia si svolge circa un anno dopo la distruzione della città di Barrow (Alaska) e la protagonista è Stella (Kiele Sanchez, apparsa in alcuni episodi della terza stagione di Lost), moglie del compianto sceriffo Eben Oleson (Josh Hartnett), l’inflessibile ammazza vampiri della prima pellicola.
Affiancata da Paul (Rhys Coiro), Amber (Diora Baird) e Todd (Harold Perrineau), Stella si getta a capofitto in una caccia senza tregua volta a scovare e uccidere Lilith (Mia Kirshner), regina dei vampiri che si nasconde in una nave ancorata nel porto di Los Angeles.

Tra colpi di scena prevedibili e ben poca della tensione che invece abbondava nel primo film, le vicende si snodano in maniera monotona e fastidiosa tra sparatorie e scene di dissanguamenti che servono soltanto a ribadire la ben nota avidità ematica dei vampiri.
Impegnata in uno scontro all’ultimo sangue (ah ah ah ah!!!) con Lilith in persona, Stella riuscirà ad avere la meglio sulla “regina dei dannati”, beffandola grazie a quello stesso sangue che la vampira usava per lunghi bagni tonificanti.
Il finale, con la protagonista tornata tra le nevi perenni dell’Alaska dove tutto aveva avuto inizio, ha quasi del grottesco, con Stella che cerca di far resuscitare l’ormai defunto Eben, dissotterrato per l’occasione da un terreno che in teoria dovrebbe essere ghiacciato che più ghiacciato non si può, ma che la nostra eroina riesce a dissodare con la disinvoltura dell’agricoltore navigato.

Plausibili e accettate tutte le licenze poetiche del caso, specialmente per un horror, ma in questo film, dai risvolti volutamente splatter e dalla trama insipida, giunti alla fine, con i titoli di coda che scorrono lenti e inesorabili sullo schermo, la domanda che sorge spontanea è una soltanto: perché?

Perché fare il seguito di un buon film che, dopo tutto, non ne aveva bisogno?

Perché ci sono produttori disposti a sprecare soldi in questo modo?

Ma soprattutto, perché mai ho avuto la malsana idea di noleggiare questo dvd?

Voto: pessimo!

giovedì 13 gennaio 2011

Vita Prigioniera - V classificata nel concorso "OrrorInVersi"

Demone di legno e anima zincata,
sarcofago di vita prigioniera:
singhiozzante nella nuda terra
un urlo d’incubo sale dalla fossa
verso un cielo muto indifferente
mentre palate di supplizio
sigillano la bocca del sepolcro
e il terrore e l’orrore
sovrastano la morte che tarda ad arrivare.