lunedì 17 gennaio 2011

30 GIORNI DI BUIO II - Recensione

Ci sono film dei quali il seguito non dovrebbe essere mai girato, neppure se il finale lascia intendere possibili evoluzioni e/o nuovi capitoli. Questo è quanto sarebbe dovuto succedere per 30 giorni di buio, piccolo gioiello vampiresco venuto alla luce in un momento in cui i vampiri sono diventati vittime di tediosi cliché romantici che hanno fatto perdere spessore a una della “bestie” notturne più care al mondo horror.

30 giorni di buio II è un film che lascia poco, che alla fine fa cadere l’occhio sull’orologio, lasciando lo sfortunato spettatore amareggiato per aver sprecato 90 minuti della propria vita.
La storia si svolge circa un anno dopo la distruzione della città di Barrow (Alaska) e la protagonista è Stella (Kiele Sanchez, apparsa in alcuni episodi della terza stagione di Lost), moglie del compianto sceriffo Eben Oleson (Josh Hartnett), l’inflessibile ammazza vampiri della prima pellicola.
Affiancata da Paul (Rhys Coiro), Amber (Diora Baird) e Todd (Harold Perrineau), Stella si getta a capofitto in una caccia senza tregua volta a scovare e uccidere Lilith (Mia Kirshner), regina dei vampiri che si nasconde in una nave ancorata nel porto di Los Angeles.

Tra colpi di scena prevedibili e ben poca della tensione che invece abbondava nel primo film, le vicende si snodano in maniera monotona e fastidiosa tra sparatorie e scene di dissanguamenti che servono soltanto a ribadire la ben nota avidità ematica dei vampiri.
Impegnata in uno scontro all’ultimo sangue (ah ah ah ah!!!) con Lilith in persona, Stella riuscirà ad avere la meglio sulla “regina dei dannati”, beffandola grazie a quello stesso sangue che la vampira usava per lunghi bagni tonificanti.
Il finale, con la protagonista tornata tra le nevi perenni dell’Alaska dove tutto aveva avuto inizio, ha quasi del grottesco, con Stella che cerca di far resuscitare l’ormai defunto Eben, dissotterrato per l’occasione da un terreno che in teoria dovrebbe essere ghiacciato che più ghiacciato non si può, ma che la nostra eroina riesce a dissodare con la disinvoltura dell’agricoltore navigato.

Plausibili e accettate tutte le licenze poetiche del caso, specialmente per un horror, ma in questo film, dai risvolti volutamente splatter e dalla trama insipida, giunti alla fine, con i titoli di coda che scorrono lenti e inesorabili sullo schermo, la domanda che sorge spontanea è una soltanto: perché?

Perché fare il seguito di un buon film che, dopo tutto, non ne aveva bisogno?

Perché ci sono produttori disposti a sprecare soldi in questo modo?

Ma soprattutto, perché mai ho avuto la malsana idea di noleggiare questo dvd?

Voto: pessimo!

giovedì 13 gennaio 2011

Vita Prigioniera - V classificata nel concorso "OrrorInVersi"

Demone di legno e anima zincata,
sarcofago di vita prigioniera:
singhiozzante nella nuda terra
un urlo d’incubo sale dalla fossa
verso un cielo muto indifferente
mentre palate di supplizio
sigillano la bocca del sepolcro
e il terrore e l’orrore
sovrastano la morte che tarda ad arrivare.

martedì 11 gennaio 2011

OrrorInVersi - Pubblicata la classifica finale

E' stata da poco pubblicata la classifica finale della III edizione del concorso per poesie di genere horror "OrrorInVersi" organizzato da http://www.scheletri.com/.

La mia poesia "Vita prigioniera" si è classificata al quinto posto, a parimerito con "Falena" di Maria Cristina Dittadi.

Vincitrice del concorso è la poesia Neolplasma.

Quì, il link alla pagina con la classifica e tutte 20 le poesie in gara!